Per te donna “resiliente, intuitiva, creativa, sinuosa”, ma con la “comprovata capacità di resistenz
- CLARA MEO
- 24 nov 2017
- Tempo di lettura: 4 min
All'interno della mia pratica professionale, di frequente, mi capita di incontrare donne che vivono relazioni di coppia in cui subiscono una continua e ripetuta violenza psicologica. Inizialmente la manipolazione e il rapporto di forza dell'uomo sulla donna è subdolo, sottile, difficile da riconoscere, poi gli attacchi e le aggressioni verbali diventano sempre più violente e spesso si accompagnano ad aggressioni fisiche. E in questo abbraccio mortale le donne, fidanzate, compagne, mogli, vengono svalutate, insultate, umiliate, derise, controllate, spiate, incolpate, ricattate, a-n-n-u-l-l-a-t-e, considerate un oggetto da possedere,e addirittura forzate nei rapporti sessuali.
La violenza psicologica costituisce (o si può definire), a tutti gli effetti, un trauma, cioè una destabilizzazione che irrompe e turba profondamente la dimensione della dignità e della certezza di sé. Con la violenza viene messo in discussione il Diritto all’esistenza come essere Umano, con la sua identità e libertà.
Nel processo di annullamento la realtà interna della donna viene negata e in questa negazione loro stesse cadono e si confondono, finendo per convincersi di non valere niente. Vorrei ricordare che gli insulti, le offese, le svalutazioni, il sempreverde ironico “signorina”, le minacce, i ricatti, fanno male, male psicologicamente con conseguente mortificazione, la quale colpisce a tal punto le donne fino a farle cadere nella trappola e a finire per “crederci”, smarriscono la propria autostima, sopportano e prendono su di sé le colpe arrivando a sviluppare sintomi e sindromi somatiche e psichiche. Questa condizione è stata equiparata a quella di tortura per le modalità di svolgimento e per i danni psico-fisici che ne derivano. Ecco perché la violenza è un trauma, sia per lo “shock” che provoca che per le conseguenze sulla salute psicologica e fisica.
Siamo tanto distanti dall’amore quanto siamo vicini alla patologia. Il pensiero e poi i comportamenti violenti sono profondamente patologici perché mirano a eliminare l’altro, fanno della donna essere umano ciò che non è: un essere inferiore. E’ necessario riconoscerlo ed affrontarlo per poter aiutare le donne a liberarsi da questa condizione e rifiutare l’immagine d'inferiorità e i rapporti violenti e anaffettivi. Occorre recuperare, risanare e fortificare un'immagine interna, che dia sicurezza e certezza di se stessi, conquistare un'identità indipendente capace di nuovi investimenti affettivi in rapporti interumani positivi.
Andare a ricercare l’origine di questo pensiero violento, probabilmente ci aiuterebbe a capire meglio come si è arrivati fin qui. La donna nella storia, infatti, è stata considerata inferiore all'uomo e a lui sottomessa. La rigida discriminazione dei ruoli sessuali non è stata creata dalla differenza biologica, bensì dalla cultura che con i suoi codici e le sue norme ha soffocato e annullato la libera espressione della diversità tra il maschio e la femmina e ha snaturato il loro rapporto, ostacolandone l'espressione autentica. La differente funzione biologica nella riproduzione, poi, è stata alla base della divisione sessuale e sociale ed è servita a giustificare il predominio di un sesso sull'altro. Si noti come tale “differente funzione biologica” invece di essere riconosciuta come una risorsa preziosa e bellissima, unita ad altrettante preziose risorse, è stata ridotta alla “sola” capacità o addirittura ad una funzione. E’ stato un errore terribile e perverso; milioni di uomini e donne hanno perso la naturale possibilità di un rapporto bellissimo, intenso e sorprendente.
La cultura dominante ha da sempre contrapposto il corpo allo spirito, la natura alla civiltà, le passioni alla ragione, e ha portato questo contrasto anche nel rapporto tra I sessi, costringendolo in una logica in cui l'uomo è il soggetto attivo e razionale e la donna l'oggetto passivo e irrazionale. Una dicotomizzazione scellerata che ha bloccato la conoscenza reciproca tra i sessi e ha portato la civiltà a fondarsi sul potere, la sopraffazione e la violenza.
Nella società contemporanea, la donna, vive ambivalenze e contraddizioni trovandosi in bilico tra l'aspirazione alla libertà, l'affermazione di sé e la storica abitudine alla dipendenza, troppo spesso, infatti, cerca conferma e protezione dall'uomo. L'uomo, a sua volta, è in crisi perché il vecchio mito della virilità come innata superiorità è ormai tramontato e fa fatica ad accettare il cambiamento della donna e a trovare un'identità maschile, il cui nucleo siano gli affetti e la sensibilità. La crescente affermazione della forza e della libertà femminile manda in crisi alcuni uomini che vivono un totale crollo d'identità, sentendo sfuggire la tradizionale immagine identitaria del maschio dominatore e tentano con la violenza della negazione di riaffermare il naturale diritto maschile al possesso e al dominio sulla donna. Dietro gli atti di maltrattamento predomina una mentalità frustrata e possessiva e l'abbandono di una donna, con la sua scelta di libertà, mette a nudo il vuoto interno e il fallimento esistenziale di uomini che non tollerano il rifiuto.
Pertanto ribadisco che occorre un cambiamento culturale profondo che conduca ad un nuovo rapporto tra uomo e donna, partendo, innanzitutto, dalla certezza che la nascita, naturalmente e fisiologicamente, è uguale per tutti gli esseri umani, la dinamica è la stessa, non è importante né l'etnia né il genere di appartenenza. È solo in una fase successiva che i bambini svilupperanno le differenze legate alla fisiologia del corpo e alle esperienze interumane vissute (Teoria della Nascita, Massimo Fagioli).
È necessario che uomini e donne si liberino dai pregiudizi e dai condizionamenti che li hanno da sempre tenuti in gabbia, affinché riescano a dare vita a una nuova dialettica in cui la diversità dell'altro è ricchezza, non sinonimo di disparità, in cui possano scoprire una dimensione di bellezza, di creatività e di affettività.
Bibliografia
F. Cigala Fulgosi, D. Di Sabatino, Amore senza bugie (2000), L’Asino d’oro edizioni, Roma 2014.
M.Fagioli, Istinto di Morte e Conoscenza (1972), L’Asino d’oro edizioni, Roma 2010.
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