Adolescenza e adulti: come stare nel conflitto
L'adolescenza è crisi per definizione. Una crisi fisiologica perché avviene in un periodo particolare di passaggio dall'essere bambino a diventare adulto. Questo tempo può essere lungo e mutevole, e implica un cambiamento che coinvolge tutta l'identità dell'adolescente da un punto di vista neuronale di sviluppo (seconda ondata di iperproduzione di connessioni con successiva “potatura”), cognitivo, nei suoi affetti e nel sociale. L'adolescenza è irrequietezza che cerca un sapere, una conoscenza, la possibilità di un cambiamento.
Mi chiedo quanto sia difficile per gli adolescenti, nella famiglia di oggi ad assetto affettivo (ludico-edonica), cercare di emergere mettendo in discussione i limiti. Come ci si svincola da un assetto che tende a eliminare qualsiasi elemento di frustrazione, che fatica a veicolare elementi valoriali e normativi e dove si tende, piuttosto, all'istantaneità della gratificazione?
Nelle famiglie affettive dell'era post-moderna, infatti, si verifica la contrazione o l'eliminazione del tempo dell'attesa o addirittura l'anticipazione del desiderio compromettendo l'opportunità di sviluppare, nei giovani, la capacità di desiderare e di riuscire a progettare sia il desiderio che la sua realizzazione nel tempo.
D'altra parte, tali modalità relazionali familiari sono congruenti con le caratteristiche culturali di una società basata sulla produzione e consumo di merci, sulla prestazione e sulla velocizzazione dei tempi sociali, in cui la velocità è divenuta una delle qualità più apprezzate e richieste in ogni contesto; negli strumenti tecnologici come nei soggetti umani, nei processi formativi come in quelli produttivi.
Viviamo in un tempo sempre più rapido, immediato, che chiamiamo reale, dimenticando che il tempo reale vero è fatto di pieni e di vuoti, di pause e di attese, di eventi esterni e eventi interni, tempi dell'adattamento e dell'elaborazione.
Il focus della società attuale è sempre più sull’individuo, sulla sua immagine sociale, sullo status, sui consensi, sul mito della prestazione illimitata, e sulla competizione. Più numero di consensi ho, più sono felice!
Spesso anche i genitori sono troppo indaffarati, distratti, concentrati sulla prestazione dei propri figli anziché accettare di restare nello scontro. Gli adolescenti hanno bisogno di fare il tiro alla fune con gli adulti e di trovarli pronti all'altro capo a reggere forte, ad amare il peggio di loro. Solo se i genitori non rinunceranno al loro “lavoro” e a questo conflitto necessario, i ragazzi potranno imparare a fare i conti con i sentimenti negativi.
Il problema di oggi, probabilmente, è che i sentimenti negativi: il conflitto, la tristezza, la noia, la fatica, il dolore, la frustrazione, la timidezza e l’insicurezza fanno paura anche agli adulti. Laddove, infatti, questi ultimi devono trasformarsi in contenitori e, senza lasciarsi travolgere dalla portata di tali vissuti, dopo averli elaborati e digeriti, li restituiscono ai propri ragazzi in modo che divengano tollerabili elementi di pensiero e non emozioni violente e incontrollate.
Gli adulti significativi di riferimento, quindi genitori, insegnanti, educatori, non possono vacillare, non devono perdere la propria certezza, devono guidare, approfondire, consigliare, scuotere, sorreggere, spronare, incoraggiare ma sempre regolando l’intensità e riportando l’adolescente a mantenere i piedi a terra. Perché l’adolescenza è, per definizione, il periodo del tutto o nulla, dell’ambivalenza, della discontinuità, dell’incrongruità, dell’inaffidabilità e occorrono figure preparate ad accogliere tutto ciò.
Dove possono gli adolescenti riprendersi il diritto di essere “visti” se anche la scuola, luogo formativo per eccellenza, per imparare a pensare e a vivere, sta abdicando al suo mandato? A quali adulti possono rivolgere i propri interrogativi, le ansie sul non farcela, le paure di non essere desiderati e apprezzati, il senso di inadeguatezza sul non essere sufficientemente brillanti e interessanti?
Le ansie si placheranno se insegneremo loro come si costruisce una strada e se gli daremo un metodo: come si tollera e si gestisce la frustrazione , come si sta nella fatica e nell’impegno.
Le paure possono tacere se li sosterremo negli sconvolgimenti del corpo, che improvvisamente diventa sessuato e imbarazzante, gli suggeriremo come far fiorire e accettare la femminilità e/o la mascolinità; gli sveleremo come interpretare i segnali del corpo , come apprezzarlo e valorizzarlo, come piacersi.
Infine gli rimanderemo il messaggio, attraverso i nostri occhi, che i loro pensieri sono importanti, le loro considerazioni profonde e interessanti, che il loro punto di vista è valido ed apprezzato. Poi, con saggezza, gli diremo che i libri e lo studio del mondo sono gli strumenti più preziosi attraverso cui potranno imparare a sostenere le conversazioni senza timidezza o vergogna, percepirsi interessanti, stare in società; ma soprattutto costituiranno quella sorgente sempiterna che irrobustirà i loro pensieri e fortificherà la loro capacità di desiderare. “Desiderare non vuol dire qualcosa che si vuole, ma la fantasia di quella cosa: il desiderio alimenta l’immaginazione. E l’immaginazione aiuta a collocarsi nel mondo, nel passato, nel presente e nel futuro!”
Quindi cari adulti non abbandonate il campo e non abbiate paura, ricordatevi della vostra adolescenza, recuperatela e, insieme ad essa, recuperato il ricordo delle vostre esigenze e del tipo di sostegno che cercavate.
I ragazzi hanno bisogno di punti di riferimento solidi, non perché siano cattivi ma perché sono “semplicemente” adolescenti! Devono percepire che la loro vita è importante, non le loro prestazioni!
Buon lavoro!
Bibliografia
La Barbera D., La Cascia C., Guarneri M. (2007), Patologie del limite e narcisismo, Flaccovio Editore, Palermo.
Bettini G., Cimmino C. (2018) La gravità del malessere in adolescenza e il possibile trattamento in psicoterapia famigliare, Terapia famigliare